Nassiriya: che il ricordo non duri un giorno

Strage NassiriyaNassiriya. La memoria è troppo corta per un dolore troppo grande. Un giorno è riduttivo per ricordare chi non c’è più. Coloro che hanno perso la vita in una strage: 19 italiani, 9 iracheni. Succedeva dodici anni fa: il 12 novembre 2003. Nassiriya, Operazione “Antica Babilonia”: 19 italiani (17 militari e due civili) e nove iracheni hanno perso la vita nell’attentato che devastò la base italiana “Maestrale”  in Iraq, sede della MSU (Multinational Specialized Unit).
La mattina del 12 novembre 2003 un camion bomba esplode davanti la base militare italiana. Lì dove i nostri militari erano impegnati nell’operazione “Antica Babilonia”. Operazione di peacekeeping finalizzata al mantenimento e alla salvaguardia della pace in Iraq. Il bilancio complessivo dell’attacco è stato spietato, 28 i morti e 58 i feriti.

La cronaca è nota e ha scritto una delle pagine più tristi della storia contemporanea. Le risposte alle tante domande sono molto poche. Fascicoli aperti, inchieste chiuse. Ma il sacrificio resta grande. La ferita brucia ancora per i familiari delle vittime. E per l’Italia rappresenta uno degli attacchi più gravi dal dopoguerra ad oggi.

Conosco chi era presente a Nassiriya quel 12 novembre del 2003 e ricorda ancora con dolore quei drammatici momenti. In quella strage ha perso colleghi e amici: “Sono morti anche cinque miei amici, di cui tre colleghi del mio stesso reparto. Le immagini di quel triste giorno e il ricordo di chi non c’è più rimarranno per sempre nella mia mente”.

Purtroppo anche la tendenza all’oblio è frequente e il sacrificio di chi ha perso la vita facendo il proprio Dovere viene spesso relegato alle commemorazioni nel giorno del triste anniversario. Un momento che diventa ancora piú triste quando il ricordo, talvolta, si traduce in un momento di parole e protagonismo di alcuni presenti. E quando echeggiano polemiche e si fa sentire chi guarda con astio e diffidenza le Divise e le missioni di Pace.

Che le commemorazioni non sfiorino lo spazio di un giorno, ma che scuotino le coscienze e risveglio le menti. Che i caduti di Nassiriya non siano solo un numero di un bilancio di una strage. Ma vengano ricordati con nome e cognone a scuola, nelle case, dalle istituzioni. Che si renda Onore a chi come loro é tornato a casa avvolto dal Tricolore, a chi ha scelto di servire il Paese, “con disciplina ed onore”, “per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”.

Nell’attentato hanno perso la vita dodici carabinieri della MSU e cinque militari dell’Esercito italiano impegnati nella scorta al cooperatore internazionale Marco Beci e al regista Stefano Rolla, sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani.

Tra i militari morti vorrei ricordare, in particolare, Massimo Ficuciello, ufficiale della cellula di Pubblica Informazione del contingente italiano dell’operazione “Antica Babilonia”. Alla memoria di Massimo Ficuciello è stato intitolato il premio giornalistico internazionale “Capitano Massimo Ficuciello”, la cui prima edizione è stata assegnata al generale Carmelo Abisso, direttore della testata online “Perseonews”.

I carabinieri: Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante; Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere; Andrea Filippa, appuntato; Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente; Daniele Ghione, maresciallo capo; Horacio Majorana, appuntato; Ivan Ghitti, brigadiere; Domenico Intravaia, vicebrigadiere; Filippo Merlino, sottotenente; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Alfonso Trincone, maresciallo aiutante. I militari dell’Esercito: Massimo Ficuciello, capitano; Silvio Olla, maresciallo capo; Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore; Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto; Pietro Petrucci, caporal maggiore. I civili: Marco Beci, cooperatore internazionale; Stefano Rolla, regista.

                  Maria Brigida Langellotti

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