Più giornalisti e meno dilettanti

Riflettevo sulla professione: il mondo del giornalismo, negli ultimi anni, ha perso professionisti rari (tanti ancora giovani), quelle penne dalla schiena dritta che avrebbero respinto con forza ogni forma della cosiddetta “tv del dolore”. Viceversa, si assiste, in alcune situazioni, alla presenza di quelle penne dalla schiena meno dritta (ma molto molto meno) che diffondono notizie dubbie o addirittura falsi scoop. Per non parlare, poi, di quel giornalismo che alimenta un dibattito vano e vacuo.

Già immagino l’espressione e i commenti del direttore Silvano Rizza di fronte a certi siparietti e bufale giornalistiche del nostro tempo. Silvano Rizza, grande esempio di giornalismo per intere generazioni, era solito ripetere ai suoi allievi e collaboratori: “Il giornalista deve vivere la cultura del dubbio, non la cultura del sospetto”. E ancora: “Bisogna separare i fatti dalle opinioni”.

Mi piace pensare che i giornalisti dalla schiena dritta, che adesso si trovano in un’altra dimensione, possano incontrarsi puntualmente nelle riunioni di redazione, al di là di qua, per discutere insieme delle vere notizie, quelle che fanno un buon giornalismo. Mi piace pensare che la loro penna continui a raccontare storie e situazioni con serietà ed obiettività. Mi piace pensare che possano bacchettarci quando quaggiù, talvolta, dimentichiamo che il giornalista deve essere il “cane da guardia” del potere, per controllare e stargli alle calcagna, e non un “cane da salotto”, che si lascia accarezzare per assecondare le richieste all’occorrenza.

Mi piace pensare che i giornalisti della schiena dritta, che adesso si trovano al di là di qua, possano essere sempre un esempio per quei giornalisti (e ce ne sono) che quaggiù cercano, non con pochi sforzi, di mantenere la schiena dritta e farsi spazio in un ambiente dove mancano sempre di più le opportunità.

Mi piace pensare che per tutti noi giornalisti la “Carta dei Doveri del Giornalista” possa rappresentare sempre il maggiore riferimento. A cominciare, in particolare, da questi principi: “Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato”.

Mi piace pensare che Etica e Deontologia, per tutta la categoria dei giornalisti, non fossero concetti sconosciuti o dimenticati. Come, purtroppo, accade qualche volta. Che si pensasse al giornalismo come a un mestiere al servizio dei cittadini e non come, talvolta succede, a un privilegio per sé.

Infine, penso che nel marasma delle petizioni che pullulano in ogni ambito, ci vorrebbe anche qualcuna più seria ed azzeccata, come “Inserire più giornalisti nei programmi di approfondimento giornalistico e meno presentatori o soubrette”. Oppure, “Inserire più giornalisti e meno dilettanti nelle redazioni”. Chissà, probabilmente, anche il mondo dell’informazione farebbe più informazione.

                                                                          Maria Brigida Langellotti

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