Giornalista: penso che sia il termine più abusato degli ultimi tempi. In tanti si definiscono tale e si ritengono tale (anzi ne sono proprio convinti), ma in pochi in realtà lo sono (poi quanti lo siano per davvero e lo sappiano fare merita un discorso a parte).
Per questa professione, che è più una vocazione, non basta essere predisposti e curiosi. O saper scrivere due righe in italiano corretto. Non basta nemmeno essere laureati in Comunicazione, o avere fatto corsi in qua e in là. Alla base di questa professione ci sono un grande fiuto per le notizie, una lunga gavetta, parecchi sacrifici (per la maggior parte) e tanta tenacia. Oltre che un po’ di faccia tosta. E mi sento di dire anche che c’è un esame di Stato altrettanto tosto: anche se, purtroppo, molti che meritano non riescono a farlo per la mancanza del praticantato. Ma c’è anche la categoria di chi dice che sta bene così, senza sostenere l’esame di Stato: semplice, in questo modo non si ha l’esclusiva con un editore e si possono fare altre mille lavoretti. Salvo, poi, tirare fuori la tessera per avere qualche accredito stampa. Non come il giornalista professionista che se non ha un contratto con un’azienda editoriale son problemi.
Io, per onor del vero, da giornalista professionista non ho mai preteso uno sconto o un accredito. Anzi vi dirò: mi è capitato che in un colloquio di lavoro fossi l’unica giornalista professionista, ma sono stata l’unica a non averlo puntualizzato rispetto a chi, invece, si è definito un giornalista o un esperto in comunicazione… pur senza aver mai messo piede in una vera redazione. E pensare che io, finora, ho avuto l’opportunità di lavorare in nove redazioni, dislocate in otto città, in cinque regioni (mai nella mia regione).
Un po’ di chiarezza e buon senso non guastano, sennò siamo tutti giornalisti, ma anche tutti architetti, avvocati, medici.
Sarebbe opportuno ogni tanto, o meglio spesso, abbandonare un po’ i panni del tuttologo. Si risulterebbe piu onesti ed apprezzati
Maria Brigida Langellotti
Fanne buon uso 🙂
Grazie per questo pensiero. Scrivere e raccontare sono quelle ali che mi mancano e mi fanno scoprire il mondo. E poterlo fare su questo blog è un grande privilegio per me.