Roma, via Michelangelo Caetani: è stata la mia prima sosta da neo giornalista professionista. Avevo da poco sostenuto la prova orale dell’esame di Stato nella sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti, era il 14 febbraio del 2007. A conclusione della prova orale, dopo la discussione della tesina e domande sull’etica professionale, sulle norme giuridiche attinenti al giornalismo, sulla storia e sull’attualità, il presidente mi ha comunicato il giudizio della Commissione: prova superata con conseguente iscrizione nell’elenco dei giornalisti professionisti. Realizzavo così il mio desiderio piú grande: iscrivermi all’Albo nazionale dei giornalisti e fare di un desiderio la mia professione.
Ancora incredula e frastornata, quel 14 febbraio, ho cominciato a stringere la mano dei membri della Commissione. A ricevere gli abbracci degli altri colleghi candidati. A congratularsi con me c’era anche Silvano Rizza, direttore della scuola di giornalismo di Potenza che ho frequentato e mio maestro indiscusso. Ho telefonato alla mia famiglia, ero pazza di gioia.
In un clima di festa ed emozione, ho sistemato lo zaino. Poi ho salutato, prima ancora di festeggiare il risultato con i neo colleghi. Ho detto: “Ci vediamo tra poco”. Mi sono allontanata dalla sede dell’esame di Stato, ci sarei tornata un paio d’ore dopo: ad aspettarmi, per pranzare nel quartiere ebraico, il direttore Rizza e il mio collega della scuola di giornalismo, Fabrizio, che ha sostenuto la prova orale nello stesso mio giorno.
La mia mente, infatti, aveva registrato un altro “appuntamento”. Prima di brindare alla nuova fase della mia vita, volevo andare lì, in via Michelangelo Caetani. Dove 29 anni prima, il 9 maggio del 1978 nel bagagliaio di una Renault 4, era stato ritrovato il corpo di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. Ucciso dopo il sequestro e 55 giorni di prigionia.
Il “caso Moro” è stato tra gli argomenti del mio esame di Stato. Il “caso Moro” risale al 1978, anno della mia nascita. Come in un viaggio di andata e ritorno, quella vicenda ha segnato gli anni della mia crescita, della mia formazione, fino ad essere oggetto della mia prova orale. Dopo l’esame, ho varcato la soglia dell’Ordine nazionale dei giornalisti, convinta di quale sarebbe stata la mia prima meta. Via Caetani, dove ancora una volta era stata sconfitta la democrazia. Con la violenza e il terrore.
Volevo che la mia prima tappa da giornalista professionista fosse proprio dove i principi costituzionali di legalità, di democrazia e rispetto, si erano fermati. Volevo partire da via Caetani con una dose di speranza per il futuro.
Oggi, 9 maggio 2019, sono di nuovo a Roma: 41 anni dopo ricordo Aldo Moro, i cinque uomini della sua scorta uccisi il giorno del sequestro, e il mio pensiero va anche a Peppino Impastato, giornalista di Cinisi impegnato contro la criminalità organizzata, assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978. Oggi sono ancora più convinta che la tutela della Democrazia sia il valore imprescindibile per un Paese civile.
“Mia dolcissima Noretta… Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto…” (Aldo Moro – Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978. Tratto da uno stralcio della lettera di Moro per la moglie Eleonora)
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà…” (Peppino Impastato – Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978)
Maria Brigida Langellotti