Domandare è lecito, rispondere é cortesia. Qualche volta è anche un dovere

Un “posticino” pubblico o magari un “incaricuccio” o piuttosto un “titoluccio” oppure una funzione di “competenza” danno il là per sentirsi più “in alto”, di dare risposte con supponenza e indifferenza per, poi, dire semplicemente “Non lo so”. Ripeterlo a voce forte e ferma. Ma come “Non lo so”. E quelle informazioni sui servizi pubblici, fatti per il bene della collettività (ma di tutta la collettività… e anche qui sta l’arcano), da quale manuale dovrebbero tirarle fuori i comuni mortali? Eppure, il più delle volte non si chiede la luna, ma semplici informazioni. Certamente non si possono avere tutte le risposte a portata di mano, ma se ci fossero maggiore senso del dovere ed un pizzico di pazienza e impegno in piú, tutto sarebbe più semplice e “alla portata”.

Si cresce a piccoli passi, e un buon inizio per non rimanere ancora tanto indietro sarebbe quello di unire il pensiero all’agire. Mettere, cioè, in pratica con competenza ciò che si progetta per offrire realmente un servizio, un qualcosa in più, che non si limiti solo a “farsi belli”. Non serve a nulla. Le comunità hanno bisogno di crescere, di essere al passo con i tempi e con gli altri. Di essere competitive. Ovviamente nel limite delle possibilità. Ma sfruttiamolo questo limite delle possibilità,  perché tanto ci sarà sempre qualcuno più attento che, prima o poi, andrà a rilevarlo questo limite. Anche solo per curiosità o per informazione.

Arroganza non è sinonimo di competenza come autorità non è sinonimo di autorevolezza. Il rischio, prima o poi, è quello di rimanere scottati.

L’era del servilismo e del capo chino è finita da un pezzo e c’è chi preferisce cibarsi di conoscenza piuttosto che di immodestia. In alcuni casi, un posto insigne può fare rimanere piccoli, ma una mente sapiente rende grandi. Il resto è frutto di educazione ed umiltà.

Maria Brigida Langellotti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *