Sono tornati in classe. Cellulare in mano e poca voglia di studiare

Genitori che avete tanto caldeggiato il ritorno a scuola in presenza dei vostri figli. Perché la didattica a distanza non era funzionale e non era abbastanza istruttiva. Voi che credete nel valore dell’istruzione e nell’importanza della scuola, tanto da manifestare e far manifestare i vostri figli per chiedere a gran voce un ritorno in classe. Voi che avete espresso quotidianamente il vostro malcontento sulla didattica a distanza nelle chat di gruppo. Beh, è fondamentale insegnare ai vostri figli, anche e soprattutto, il valore del rispetto degli altri e delle regole.

Insegnate loro che l’educazione deve essere il requisito imprescindibile in ogni rapporto. E in ogni tipo di scuola (l’educazione è importante sempre, tanto se si frequenta un liceo, tanto se si frequenta un tecnico, un professionale ecc.). Soprattutto spiegate che a scuola si va per studiare (adesso indossando la mascherina). Che il cellulare va messo nello zaino e non sul banco. E deve essere spento. Che non si usa per fare i selfie in classe, o storie e video da caricare sui social, pensando erroneamente di spernacchiare i prof.

Se si torna a scuola con questi presupposti, i vostri adorati figli potete tenerli anche tranquillamente a casa. E se lavorate e non sapete come organizzarvi (perché in realtà, in alcuni casi, il vero tifo per il ritorno a scuola era per questo motivo), vedete voi come fare. La scuola non è un parcheggio o un social network. A scuola c’è l’insegnante e non un guardiano che deve controllare e insegnare le regole basilari per un vivere civile. Quelle si apprendono nei primi anni di vita in famiglia. “La verità fa male…”, recitava una canzone. Credo che sia proprio così.

E pensare che durante la didattica a distanza molti studenti lamentavano problemi di connessione e una carenza di giga. Non si mostravano in video per difficoltà di ogni tipo: mancanza di un supporto adeguato, rete internet inefficiente (nonostante le promozioni dei gestori…), scarsa dimestichezza tecnologica. Chiedevano più tolleranza ai prof e sottolineavano come la didattica a distanza fosse poco inclusiva e poco democratica (paroloni per indicare come venisse meno il diritto allo studio per tutti). Adesso che tanti studenti sono tornati in classe, con i loro cellulari ed evidentemente non più pochi giga, la voglia di messaggiare è maggiore di prima. Anche se si è nella stessa aula. Pare siano spariti anche tutti i problemi tecnologici.

Per fortuna, a riscattare il buon nome della scuola, ci sono gli studenti, una minima ma importante percentuale, che hanno voglia di studiare, apprendere e costruire le basi del loro futuro, in classe, così come facevano anche a distanza… Sono perle, purtroppo, sempre più rare, che cercano di seguire, di non lasciarsi distrarre. Che non protestano, anche quando potrebbero. Perché sanno che questo è il momento in cui si richiede più impegno, più forza, più coraggio. È il momento in cui bisogna dimostrare di essere maturi e responsabili, tanto da meritare questo ritorno in classe e di continuare a crescere, diventando migliori, nonostante questa pandemia che spesso rischia di assottigliare speranza e fiducia. Ed è soprattutto grazie a loro che le attività proseguono e i prof si impegnano con più passione per formare una gioventù diversa. Gentile, appassionata e con un maggiore senso civico. Loro lo meritano.

I prof continuano a impegnarsi anche per chi è poco interessato e meno avvezzo a seguire le regole. Restano tolleranti, fiduciosi. Vigili, anche quando possono apparire distratti. I loro occhi continuano a brillare anche per questi giovani. Proprio perché pensano che l’istruzione sia un diritto per tutti, nonostante tutto. E anche in questo caso sperano di dare un contributo per formare una generazione più grata, entusiasta, matura. Per tutti gli sforzi e la pazienza, sarebbe bello che ci fosse un minimo di riconoscenza e gentilezza in più.

Caramente, cordialità. 

Maria Brigida Langellotti

“A volte spetta a una generazione l’essere grande. Voi potete essere quella grande generazione”
(Nelson Mandela)

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