Se chi deve andare in pensione ci andasse davvero, sarebbero sicuramente maggiori gli spazi per i tanti aspiranti lavoratori che inseguono il “sogno” di avere un impiego (cosa che, invece, dovrebbe essere un diritto sacrosanto). Mettiamo la crisi, mettiamo la cattiva gestione delle risorse, consideriamo il sempre esistito clientelismo, e poi mettiamoci anche i pensionati che continuano a svolgere vecchi e nuovi impieghi. Ecco, come in Italia gli spazi si restringono e la disoccupazione dilaga.
Buon viaggio, Dj Fabo
Il mio San Valentino
E anche nel giorno di San Valentino (o soprattutto), quante frasi fatte, pensieri costruiti, citazioni, mancanza di virgolette e fantasia, ho colto, leggendo. Tanti cuoricini, cioccolatini, gioiellini, in bella mostra in rete. Quasi fosse una gara per dimostrare quanto si è amati e quanto tanto di più si è amati. Ma un pensiero semplice e spontaneo, no? Sempre più raro.
Questione di stile
Ogni scelta è personale. Ogni azione ne è la conseguenza. E per fortuna, la libertà di ognuno – la più grande conquista – orienta il nostro arbitrio in una o in un’altra direzione. Ed è proprio questa mappa personale, di decisioni e gesti, che fa la differenza.
Tutti per uno, uno per tutti
C’è un momento per rilassarsi e uno per darsi da fare. C’è un momento per fare tante chiacchiere, e anche opportune polemiche, e un momento per rimanere in silenzio, non sprecare il fiato per conservare preziose energie ed essere di aiuto. C’è un momento per ridere e uno per piangere. Ecco, questo è il momento del dolore, di essere fattivi, concreti, solidali. Poi arriverà anche il momento della riflessione e dell’analisi. Ma oggi no, c’è troppo da fare, gente da salvare, neve da spalare, mani da riscaldare, sguardi da rassicurare, animali da rifocillare.
Oriana Fallaci, dieci anni dopo
Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006). Passa il tempo, e come passa. Così, in un battibaleno, una data ci ricorda che sono già trascorsi dieci anni dalla sua morte. Da quando la grande giornalista e scrittrice se n’è andata, trascinando con sé un’affezione senza tempo.
La triste gioventù
Degli amici ci si fida. Punto. Così come della famiglia. Logico. È questo che abbiamo appreso fin da piccoli. La raccomandazione più comune tra i genitori è sempre stata quella di “Non dare retta agli sconosciuti. Di non fidarsi”. Perché degli sconosciuti era “ovvio” che non ci si potesse fidare. Per questo, intere generazioni sono cresciute con la chimera di famiglie speciali e di amichetti del cuore, ma anche con l’idea degli sconosciuti come persone in malafede.